Come abbiamo affrontato il quiet quitting

Quite quitting cos'è e come affrontarlo

Michele Minazzato
Michele Minazzato21-03-2023
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Il quiet quitting è un fenomeno sociale che riguarda il mondo del lavoro e che, negli ultimi due anni, ha assunto una rilevanza e una diffusione crescente, soprattutto in alcuni settori: tra questi, il settore dell’IT, in cui un team coeso e allineato verso un obiettivo comune è, semplicemente, un requisito fondamentale.

In questo articolo parliamo della nostra esperienza con il quiet quitting e delle soluzioni che abbiamo adottato - e stiamo adottando. 

TLDR
Se l’imprenditore non ascolta il proprio team, rischia di perderlo.
Se non lo interroga, se non cerca un confronto trasparente e continuo, probabilmente lo ha già perso.
Bisogna tenere sempre il polso del sentire diffuso dei propri dipendenti, in quanto non sempre si hanno soluzioni pronte.

Che cos’è il quiet quitting

“Quiet quitting” si qualifica senza dubbio come buzzword del 2022. Diversamente da quanto può indicare la traduzione letterale - “licenziarsi in silenzio” - quiet quitting non indica l’abbandono del lavoro ma una perdita progressiva di entusiasmo e un calo sensibile della produttività, fino a limitarsi a svolgere il minimo indispensabile.

Per certi versi, il quiet quitting può essere inquadrato come un rifiuto verso uno stile lavorativo che non consenta di mantenere un work-life balance sano e sostenibile. Più in generale, è una reazione a situazioni di stress e insoddisfazione sul posto di lavoro.

Com’è facile immaginare si tratta di un fenomeno deleterio e frustrante, per il dipendente e soprattutto per l’azienda.
In risposta a questo problema, le soluzioni che normalmente si adottano sono le seguenti:

La risposta Agile al quiet quitting

A conti fatti, in Leanbit abbiamo iniziato a confrontarci con il quiet quitting prima ancora di scoprire che si chiamasse così.
Con un background profondamente radicato nella filosofia Agile, il problema della frustrazione dello sviluppatore è un tema con cui ci siamo sempre confrontati - l’Agile nasce anche come risposta a questo fenomeno.
Proprio il nostro background Agile ci impedisce di sederci su soluzioni facili: di conseguenza prendiamo i rimedi “tradizionali” del quiet quitting come possibili spunti, ma non come rimedi risolutivi, preferendo giungere alle nostre conclusioni.

Piano di carriera

Non abbiamo dato per scontato il valore di un piano di carriera: soprattutto in questo momento storico, non tutti i lavoratori desiderano una prospettiva di carriera a lungo termine nella stessa azienda (potrebbe essere vista come un vincolo). Inoltre, non è detto che un’azienda sia in grado di garantire un piano di carriera che risponda alle aspettative del dipendente.

Formazione

Al posto di un piano di carriera, abbiamo preferito ragionare su un piano di crescita, in grado di includere prospettive diverse e di sposare quanto più possibile le preferenze e l’inclinazione della persona.
Un piano di crescita comprende ovviamente una parte di formazione; ma se prima il percorso formativo era strutturato e “fisso”, ora viene pianificato sulle necessità del dipendente. Perchè sebbene siano necessarie delle hard skills di base, per proporre un percorso di crescita di valore dobbiamo ascoltare la persona, tenendo conto che alcune persone non sono predisposte ad accettare imposizioni dall’alto.

Coaching

Vediamo il coaching - inteso come business coaching o come psicologia applicata al lavoro - non come una soluzione ma come un’attività in affiancamento. 
Sebbene la presenza di un coach specializzato sia certamente utile e possa fornire dei nuovi strumenti, abbiamo rilevato come sia più importante, per il dipendente, poter contare su un mentor, un collega più esperto a cui fare riferimento per avere un confronto diretto con qualcuno.

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Analisi oggettiva dei fenomeni esterni

Durante il confronto con il quiet quitting - e altre delle problematiche che caratterizzano tutte le imprese basate sull’efficienza del team - ci siamo accorti di un fattore centrale: l’azienda deve essere in grado di comprendere quali siano gli effetti subiti da fenomeni esterni e “tendenze” del momento, soprattutto quelli che riguardano le persone, e sviluppare le proprie soluzioni.

Da azienda informatica abbiamo potuto implementare il lavoro da remoto, rispondendo alle esigenze del team. In seguito, abbiamo rilevato come tali esigenze siano evolute e abbiamo aggiornato di conseguenza le funzionalità dell’ufficio: oggi può essere usato per l’organizzazione di eventi, per confronti interni e riunioni, ma anche, all’occorrenza, per poter lavorare in un luogo tranquillo e dedicato esclusivamente al lavoro - senza comunque rinunciare alla possibilità del lavoro in full remote.

Allo stesso modo, abbiamo implementato la nostra versione di settimana corta (ne abbiamo parlato in questo articolo), sempre con l’obiettivo di creare qualcosa che sia utile all’azienda come alle persone che la compongono.

Il silver bullet non esiste!

La nostra soluzione per il quiet quitting è nel nostro approccio di sempre, che trova fondamento nella consapevolezza che il “silver bullet” - ossia la soluzione comoda - semplicemente non esiste. 

La soluzione è in un processo orientato all’ascolto, al confronto, al ragionamento con i dipendenti, nella capacità di adattarsi e talvolta di ricredersi, senza dimenticare che le persone sono la cosa più complessa che c’è in un’azienda.

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